È molto probabile che nei vostri trekking in montagna, su per i monti o in mezzo ai boschi lo abbiate incrociato e probabilmente avrete pensato: "È un biancospino! ...no, è un prugnolo! Oppure è un biancospino?"
Come riconoscerli? Ve lo diciamo noi!
Due piante che con l'inizio della bella stagione ricoprono le dorsali della nostra Calvana di piccoli fiori delicati.
Biancospino e prugnolo appartengono alla famiglia delle rosaceae e sebbene siano molto simili hanno delle caratteristiche che li contraddistinguono l'uno dall'altro.
Il Prunus spinosa L. è una pianta spontanea dell'Europa e dell'Asia occidentale presente a margine dei boschi, dove cresce a cespugli. Nome volgare prugnolo o pruno selvatico può raggiungere i 5 metri di altezza e presenta un tronco con una corteccia cenerina lucida, con rami spinosi.
Le foglie sono alterne, lanceolate, brevemente picciolate a margine seghettato; i fiori, che sbocciano prima delle foglie a fine inverno, sono di colore bianco, piccoli, solitari o riuniti in fascetti e sprigionano un profumo intenso richiamando le nostre amiche api.
Il frutto del prugnolo è una drupa sferica di circa un centimetro dal colore blu - viola che raggiunge maturazione e quindi un sapore a noi gradito verso settembre ottobre.
È un arbusto molto resistente al freddo e al caldo intenso e si adatta a diversi tipi di terreno.
La compattezza di questo arbusto insieme alla presenza di lunghe e acuminate spine, rendono il prugnolo un nascondiglio perfetto per molti animali e uccelli del bosco.
Una protezione viene offerta anche all'uomo: infatti la fitoterapia si serve di bacche e gemme del prugnolo che trasformate in succhi o macerati offrono un aiuto per riattivare le difese immunitarie e sostenere le energie in caso di stanchezza e debilitazione psicofisica. Inoltre le sostanze contenute in questi frutti aiutano a rigenerare la cute in caso di dermatiti, ferite e lievi ustioni.
Trova applicazione anche nel campo dell'artigianato: pensate che il legno di questa pianta è talmente solido e robusto che viene utilizzato in falegnameria per la costruzione di piccoli attrezzi.
Passiamo ora alla parte che preferisco: i miti e le leggende legate a questo arbusto!
Data la struttura fitta dei rami e la presenza di spine, la pianta era ritenuta la dimora di spiriti e streghe.
In antichità si pensava che nel prugnolo fosse custodito il bene e il male. Proprio a causa dei suoi rami intrecciati il pruno selvatico aveva un aspetto oscuro e misterioso che lo rendeva molto caro alle streghe. Per via dei frutti di colore scuro e dal sapore aspro e amaro, per via dell'oscurità impenetrabile al di sotto dei fitti rami ed a causa delle spine, era ritenuto un arbusto simile ad una creatura delle tenebre che catturava i malcapitati che si avvicinavano troppo trascinandoli nel buio ignoto dei suoi recessi spinosi.
Al prossimo approfondimento!
Elicia
Qui sotto: fioritura del Prugnolo in Calvana, raccolta dei frutti a fine stagione
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